La Corte di Giustizia Europea boccia la normativa italiana, l’Italia del poker gioisce!

Si partiva da qui: “Se l’assoggettamento ad obblighi dichiarativi ed impositivi a fini fiscali delle vincite conseguite presso case da gioco di Paesi membri dell’Unione Europea da persone residenti in Italia, come previsto dall’articolo 67, lettera d) DPR n. 917 del 22 dicembre 1986 (TUIR), si ponga in contrasto con l’articolo 49 del Trattato CE, oppure se sia da ritenersi giustificato da motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica, ai sensi dell’articolo 46 del Trattato CE“.

Sostanzialmente da qui iniziò la diatriba legale che portò centinaia di giocatori di poker a contestare il fisco italiano che voleva tassare le vincite nei stati dell’Unione Europea dei giocatori residenti in Italia, richiesta fuori dal mondo in quanto le vincite derivanti dal poker sono tutte tassate alla fonte sia online che live perciò lo Stato diventava “socio” con un imposizione del 30-40% senza consentire quanto meno una detrazione delle spese logistiche, alloggio, spostamenti, spese di buy-in, una richiesta fuori dal comune insomma.

Dopo anni di incertezza per i giocatori italiani che hanno reagito in modo diverso a questi rischi, chi trasferendosi all’estero, chi rifiutando di giocare tornei fuori dall’Italia, ieri finalmente il bel finale quando la Corte di Giustizia Europea (Lussemburgo) ha messo la parola fine all’Operazione All-in definendo discriminatorie le richieste mosse dal Fisco Italiano, dando ragione tra gli altri a Cristiano Blanco e Pier Paolo Fabretti ai quali era stata contestata la mancata dichiarazione delle vincite maturate nei casinò esteri dell’Unione Europea, difesi dall’avvocato pokerista Max Rosa.