Dario Alioto lascia Sisal e il Poker giocato dopo più di 10 anni di successi

Questo 2015 è cominciato un pò come un domino nei Team Pro delle varie room italiane che un momento particolare dove il poker soffre un momento di transizione e le società che si sono dietro le room si adattano di conseguenza, come negli affari anche nel poker per prima cosa si fanno tagli a spese ritenute “superflue” certo si ritengono “superflue” figure tutto il team pro di Snai, tra cui Lacchinelli, Carlo Braccini con Lottomatica non siamo messi bene… A loro seguono le scelte personali di Christian Favale e ultimo in ordine di tempo Dario Alioto.

Dario Alioto non ha certo bisogno di presentazioni, uno dei più importanti giocatori italiani con più 1.5 milioni di dollari vinti live, tra i primi ad affermarsi nel gioco, con 8 tavoli finali WSOP di cui un braccialetto vinto nel 2007 nella sua specialità l’Omaha, l’addio al poker giocato e a Sisal arriva tramite un post sulla pagina facebook di cui riporteremo i passi principali:

“Quando entrai (in Sisal ndr) trovai un’accoglienza emozionante. Mi facevano sentire importante e non volevo assolutamente deluderli. La business unit del poker era fortunata, il direttore del marketing (praticamente il numero due in Sisal) era un appassionato di poker e avrebbe messo a disposizione tutti i mezzi in suo potere per rendere la neonata pokeroom un punto di riferimento nell’ambiente.”

“Ormai da un paio d’anni il software della pokeroom è secondo solo a quello del leader di mercato, ma è arrivato troppo tardi.”

“Chi lavora in Sisal e chi la rappresenta, non merita di lavorare per un operatore secondario nel mercato del poker. Tutti loro pagano un peccato originale – che peraltro avrebbero potuto fare tutti – perché ai tempi in cui i loro predecessori scelsero il fornitore di software, nulla faceva immaginare che si sarebbe rivelato così inaffidabile, trattandosi di uno tra i più rispettati a livello internazionale ai quei tempi.”

“In questo ambiente ho conosciuto persone con delle doti talmente eccezionali che se le avessero impiegate nel settore giusto, mettendo lo stesso impegno che hanno messo nel poker, gli avrebbero portato un benessere economico nettamente superiore e duraturo rispetto a quello che può portargli il poker. Stesso discorso per quanto riguarda la gratificazione personale, il benessere psicofisico, le relazioni sociali, affettive e interpersonali.”

“Ci ho messo dieci anni per capire che nel poker le mie qualità sono sfruttate solo in minima parte e che posso fare molto meglio in settori che riescano sfruttare una porzione più ampia di esse. Certo, dieci anni da pokerista mi hanno temprato come nient’altro poteva farmi, negli ultimi anni mi sono successe cose – nella vita extrapokristica – che avrebbero abbattuto chiunque.”

“Io non ho più voglia di vivere per giocare, ma voglio giocare per vivere. Voglio giocare quando ne ho voglia, non perché devo fare tot mani, tot tornei o raggiungere un tot di rake.”